giovedì 14 giugno 2018

Il mio ultimo libro in via di pubblicazione :“ Eloquenza, persuasione e comunicazione”.


“ Eloquenza, persuasione e comunicazione”,  è questo il titolo dell’ultimo lavoro in corso di pubblicazione che reca la mia firma  congiuntamente a quella di un giovane professore sammaritano di lettere classiche antiche ed esperto della letteratura latina e greca. Abbiamo voluto fare uno studio congiunto, un confronto che si è tradotto in un opera in cui   abbiamo analizziamo due mondi, in modo parallelo, nel senso plutarchiano del termine  quanto all’arte oratorio ed alla figura dell’avvocato penalista. Da un lato siamo partiti con l’analisi del mondo  antico fino ad arrivare a quello di oggi. Dall’arte oratoria dei più antichi retori ed avvocati del mondo ellenico come Demostene e Lisia per arrivare a quello romano con Cicerone e Cesare, per poi giungere a trattare il tema  della comunicazione e dell’eloquenza,  come strumento prettamente tecnico per dialogare con il Giudice, per rapportarsi con la Corte e trasmettere loro i saperi dell’avvocato al fine di  orientarli nella decisione che è un parto, un travaglio, una gestazione. Ho ritenuto di dare il mio contributo, nel libro, da avvocato, come è concepita la funzione e il suo ministero oggi; una professione - vocazione che trascina nel mondo della sua sofferenza. Un avvocato, come sottolineo  nel libro, che, secondo me, deve essere uno psichiatra e uno psicologo nello stesso tempo perché  il penalista è una persona che lavora con la mente e sulla mente. E con la mente, ne sono convinto, non si arriva attraverso magie o stregonerie, ma a  mezzo di moduli, di percorsi che sono una serie di possibilità che ci  consentono di capire e di percepire la situazione che si presenta dinanzi a noi quando siamo chiamati a difendere una persona in Tribunale. E i moduli, debbo sottolineare, sono l’arte oratoria di un tempo (ovviamente in chiave moderna e tecnica), poi la persuasione e infine la comunicazione. come il saper parlare in pubblico. Ciò perché - come ha sottolineato Giuseppe Papale nel testo  - da duemila anni,  la giustizia penale è orale ed il processo penale è caratterizzata da oralità ed immediatezza. In un processo avvengono fatti imprevedibili che richiedono decisioni improvvise ed immediate. Quindi la improvvisazione,  insieme ad una sorta di atteggiamento quasi istrionico, sono prerogative, secondo me, che appartengono al mondo dei penalisti in generale  (mi riferisco a quelli dei Fori  delle nostre terre, il Foro sammaritano e quello napoletano, antichissimi ambedue per cultura, formazione, per l’ appartenenza a loro di nomi illustri  sia per tradizioni che per radici). 
Nel nostro libro scritto a quattro mani e di cui questa è  una micro anteprima, si evidenzia che il processo penale sia nell’antichità (al tempo dei greci e dei romani)  sia  oggi, è un vero teatro in cui il penalista, come il Demostene di allora,  rimarca Giuseppe Papale, è un professionista che deve sempre dimostrare le sue doti linguistiche ed oggi anche le sue doti tecniche perché,  diversamente da un tempo,  la prova si forma a dibattimento. 
I più grandi avvocati di ogni epoca, e la scuola e la tradizione napoletana e di Terra di Lavoro, h anno sempre sostenuto che essi non sono portatori di una verità, ma  di un forte convincimento delle tesi che sostengono. E il tutto va in una sapiente miscela di determinazione, di sicurezza e di preparazione. E “i penalisti devono essere capaci non solo di persuadere, ma anche di stare in silenzio e di ascoltare”. E questo principio è valido dall’ antichità ad oggi perché  il difensore è rimasto sempre lo stesso. Perché il suo scopo è sempre il persuadere, perché il luogo è sempre il Foro  (il Tribunale), da Demostene a Lisia, da Cicerone a Quintiliano a Seneca,  a Cesare, da De Marsico a Porzio fino ad oggi. Perché - come ha detto in una recente lectio magistralis l’avvocato napoletano Vincenzo Siniscalchi - lo strumento è sempre la parola. Quello che è cambiato - dico invece io - sono i clienti che oggi, rispetto al passato, chiedono sempre di più.  Vengono nei nostri studi già  acculturati, perché  internet ha fatto la sua parte. Una mia riflessione al riguardo: purtroppo oggi le relazioni con il cliente sono  sempre più difficili. 
Nel nostro libro un tema particolarmente a cuore è stato quello della comunicazione perché  ritengo che la professione dell’avvocato sia un vero e proprio dibattito nell’ambito giuridico che avviene attraverso l’oratoria, intesa come proprietà  di linguaggio, come capacità di utilizzare riferimenti al momento di dover argomentare e con capacità  di adattare il registro. 
In definitiva l’oratoria apporta forza e sicurezza all’avvocato, tanto in fase di giudizio che di processo. 
Da un recente sondaggio è risultato che oltre l’ 80% dei clienti,  in cerca di  assistenza legale, ha dichiarato di considerare, come criterio di scelta, il come l’avvocato penalista parla e il come si esprime. 
Ciò significa che la comunicazione tra le parti migliora quando il cliente è portato ad instaurare una relazione emotiva con il proprio avvocato. 
In ciò ha un ruolo determinante anche la persuasione, come atto automatico, in quanto è una forza potente e gli elementi chiave sono l’uso di parole, di simboli e di immagini. 
Non vi è  dubbio che la persuasione sia  lo scopo della nostra vita professionale. E’ un miracolo che, quando si verifica, ci riempie di gratificazione. 
Mentre l’arte della persuasione ha interessato perfino gli antichi greci con la nascita della retorica,  ci sono differenze significative tra come si applichi oggi la persuasione  rispetto al passato. Ciò in quanto la comunicazione persuasiva, oggi, viaggia molto più rapidamente ed in modo molto più sottile rispetto al passato. Essere dei buoni persuasori è  un’ arte : non vi è una via preparata, ma ognuno per arrivare alla persuasione deve creare da sé la lingua, il metodo e l’arte. In definitiva è un fatto intellettuale ed emotivo perché  il cuore conosce le ragioni che le ragioni non conosce (diceva un filosofo greco). Quante sono le emozioni che albergano nell’animo del Giudice che possono influire su questo fenomeno miracoloso della persuasione. 
Ma le ragioni  del successo dell’ avvocato - come abbiamo concluso nel libro io e Giuseppe Papale – è l’eloquenza e millenni di storia lo confermano. 
In definitiva concordo con Goleman il quale ha affermato che il successo dipende dall’intelligenza emotiva e non solo dagli studi accademici. 
Sabbiamo bene che un avvocato che conosce tutte le leggi, se non è in grado di comunicare efficacemente, limita di molto la sua professionalità.  
Un suo più modesto collega che invece ha imparato l’arte dell’eloquenza avrà  sicuramente maggiore successo. 
Questo è il messaggio che io e Giuseppe Papale abbiamo voluto trasmettere con il nostro libro e speriamo di esserci riusciti. 

Raffaele G. Crisileo