E’
di questi giorni la notizia che il Consiglio Nazionale Forense in un documento
intitolato "L'avvocatura e la Costituzione" ha presentato una
proposta di legge che punta ad ottenere un rafforzamento del ruolo
dell'Avvocato nella nostra Costituzione ed il riconoscimento di una sua piena
funzione pubblicistica.
Ciò
– è auspicabile - avvenga a mezzo di una novella di una norma
costituzionale, l’art. 111.
Ma
in realtà cosa vogliamo, noi avvocati ? Il nostro obiettivo, in
pratica, è quello che venga espressamente prevista
l’autonomia della nostra funziona pubblicistica di difensore,
nel processo dove siamo chiamati ad assicurare la necessità della difesa
tecnica dell’imputato. Una funzione sicuramente insostituibile anche, e
soprattutto, nell’epoca contemporanea connotata dalla priorità dei diritti del
cittadino.
La
Carta Costituzionale, d’altronde, fa già molti riferimenti al ruolo ed
alla funzione dell’avvocato riconoscendo che " La difesa è diritto
inviolabile in ogni stato e grado del procedimento" e che "Sono
assicurati ai non abbienti i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni
giurisdizione". Ma ciò, a nostro parere, è insufficiente.
Riteniamo,
perciò, che dell’idea che la funzione svolta dall’avvocato debba essere
ulteriormente valorizzata.
Ecco
perciò giustamente il Consiglio Nazionale Forense, in questi giorni, ha
avanzato la proposta di introdurre nella Costituzione una specifica norma
pro-avvocatura, novellando ad esempio l’art. 111 e dando cosi al dettato
costituzionale una sua completezza che riconosca appieno non solo la
complessità del ruolo dell'avvocato, ma anche la sua posizione di
libertà e di indipendenza, in linea con la deontologia professionale.
Tutto
ciò perché la vita umana oggi è attraversata da un continuo susseguirsi
di leggi.
In
un quadro del genere il ruolo dell’avvocato è utile ed indispensabile da
un punto di vista sociale e nel contempo, pensiamo, debba essere
maggiormente riconosciuto da un punto di vista costituzionale.
L’avvocato,
infatti, insieme al giudice, si dedica all’ interpretazione della
legge che cambia continuamente ed ambedue -applicando il principio di
legalità -tentano di dare “certezza al diritto”.
In
questo delicato compito l’avvocato non deve perdere mai di vista l’obbligo
morale, costituzionalmente sancito, che gli appartiene : tutelare i
diritti umani inviolabili. Speriamo che quanto auspichiamo venga realizzato al
più presto e che l’avvocatura
italiana non sia costretta ad un’eclatante protesta pubblica, come avvenne dopo
l’ approvazione del D.L. 223/2006 (il c.d. Decreto Bersani), al punto che
allora sfociò in una lunga astensione dalle attività di udienza.
Tutto
ciò perché é nota a tutti la
consapevolezza della drammatica situazione in cui versa la giustizia italiana.
E questo è il merito del Consiglio
Nazionale che ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica la
funzione sociale e costituzionale svolta dall’avvocatura italiana.
Da
ultimo ricordiamo sia il Presidente dell’Associazione italiana dei
costituzionalisti (il quale di recente auspicava che il prossimo Parlamento
avrebbe dovuto occuparsi della funzione dell’avvocato ) sia il Presidente
del Consiglio nazionale forense che ha sollecitato la politica a
intervenire sul rafforzamento, in Costituzione, del ruolo dell’avvocato,
E
tutto ciò è un richiamo sui temi della giustizia che meritano continua
attenzione e sui quali non si può mai abbassare la guardia.
In
sintesi, se si parte dal principio che rafforzare la posizione dell’avvocato
può essere un beneficio anche per la stessa magistratura e con questo beneficio
si arriverà a migliorare l’intero pianeta giustizia, tutti saranno ben consci
che, su questa nuova piattaforma, non vi sono controindicazioni nel riconoscimento
esplicito del ruolo del difensore.
Si
tratta questa di un peso notevole, per l’avvocatura che sicuramente saprà
metterlo a frutto.
avv. Raffaele G. Crisileo