lunedì 25 aprile 2016

L’avv. Crisileo “ Il Palazzo di Giustizia non può andare via da Santa Maria Capua Vetere : è un’offesa alla storia giudiziaria ed alla tradizione forense della nostra Città”.

“ Ho letto ed apprezzato la dichiarazione  di un collega, l’ avv. Nicola Garofalo, che ha avuto il coraggio di dimettersi dalla carica di Presidente della Commissione per la tutela dei diritti dei detenuti che ricopriva in seno alla Camera Penale,  presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, e  veramente sento, in modo pubblico,  di condividerne  il contenuto perché non ritengo possibile che, dopo oltre duecento anni di storia forense e giudiziaria, Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – pensate istituito nel 1808 in quella che, all’epoca, si chiamava provincia di Terra di Lavoro ed il  cui capoluogo era proprio Santa Maria Capua Vetere - possa chiudere oggi definitivamente  le sue porte nella nostra Città e che venga dislocato altrove, addirittura in altra città della provincia di Caserta che non ha una storia così ricca di memoria grata come la nostra alle spalle. Si adducono, a sostegno di un  possibile (e forse imminente!?) trasferimento degli Uffici Giudiziari sammaritani,  ragioni di carattere strutturale del nostro nuovo Palazzo di Giustizia  in quanto l’edificio che ospita il Tribunale e gli Uffici Giudiziari sammaritani, costruito negli anni ottanta, non sarebbe più (per così dire, come si legge dai giornali ) sicuro perché non conforme alla normativa antisismica; legge, quest’ultima, peraltro, successiva alla costruzione dell’edificio. Ed allora perché non adeguare, ci chiediamo, davvero sorpresi, con lavori statici ad hoc, la struttura giudiziaria esistente piuttosto che pensare di dismetterla? Non sarebbero meno costosi la realizzazione di lavori di  opportuno risanamento ed adeguamento sismico piuttosto che uno spostamento in toto ed altrove del nostro Palazzo di Giustizia ? Noi riteniamo, e lo diciamo senza polemiche, ma con grande onestà e lealtà, che sia compito dell’avvocatura sammaritana, in primis, composta da maestri del diritto, di difendere l’enorme patrimonio di memoria grata custodito nella nostra Città di Santa Maria C.Vetere.  Noi riteniamo che l’avvocatura sammaritana, innanzitutto, debba superare le inutili divisioni e spaccature  interne che non portano da nessuna parte, per far corpo unico, per essere una sola voce, che si va ad unire alle varie altre e tanti voci che la pensano allo stesso modo  per impedire  che questo processo di trasferimento del Palazzo di Giustizia dalla nostra Città sammaritana diventi realtà; cosa che oramai è alle porte. E l’ avvocatura sammaritana deve farlo subito partendo dai due Organismi primari che rappresentano noi avvocati di questo Foro, perché chi è seduto in quel Consiglio o in quella Camera non ha avuto la “carica che ricopre” per ispirazione profetica o messianica, ma solo per il consenso e  la fiducia  avuta da noi colleghi ( attraverso la manifestazione del nostro voto ) e se essi  non riescono  a trovare l’unione ed a superare le divisioni interne, per affrontare un problema serio, come quello che abbiamo di fronte, soprattutto in questo momento di assoluta criticità, devono avere il coraggio di dimettersi in massa, almeno per dire quando accadrà l’irreparabile  “ io ho avuto il coraggio di non esserci” . Ma noi siano persone che la pensano in  modo positivo ( guai se non fosse così ) per cui ci auguriamo  che,  nei prossimi giorni,  vengano superate le sterili diatribe e,  al contempo,   si possa concertare un serio tavolo tecnico per iniziative forti, serie e concrete finalizzate ad impedire che Santa Maria Capua Vetere possa perdere un pezzo della sua storia che conta oltre duecento anni di battaglie giudiziarie e di vicende umane che sono passate prima per il vecchio Palazzo di Giustizia, il Palazzo Melzi ( oggi sede del Dipartimento di Giurisprudenza della Seconda Università ) e, poi,  per il nuovo ed attuale Palazzo di Giustizia di Piazza della Resistenza. Se ciò non dovesse accadere, chiamateci illusi e romantici, ma la storia non la si può cancellare con un trasferimento degli Uffici Giudiziari ”.

Avv. Raffaele Gaetano Crisileo                     

domenica 13 marzo 2016

L’intervento : Il nuovo reato di omicidio stradale. Commento dell’avv. Raffaele Gaetano Crisileo

Condividiamo pienamente la nuova novella che ha introdotto il reato di omicidio stradale e le nuove modifiche al codice della strada; ciò  in concreto significa, a nostro parere,  più controlli e prevenzione per chi si mette alla guida ubriaco o sotto l’effetto delle droghe oppure se,  dopo aver investito qualcuno,  fugge. Le statistiche  sono concordi nel sottolineare sia il numero di incidenti stradali ( che è alto davvero ! ) con lesioni a persone  (quasi 200 mila l’anno) sia il numero di decessi l’anno, per questa causa, quasi 4.000  persone che perdono la vita. A questi dati se ne aggiungono altri significativi, come ad esempio : 260 mila feriti l’anno, 200 incidenti stradali.  Si pensi che nei primi mesi di questo nuovo anno 2016  i casi di pirateria stradale sono arrivati, in un arco temporale di soli 60 giorni, addirittura a 160 ed il numero dei deceduti, vittime della strada, è salito a 18. Dopo anni di manifestazioni, di battaglie da parte di numerose associazioni e di singoli, che si sono fatti portavoce di questa grave situazione che, nel tempo era diventata patologica, finalmente è diventata legge dello stato l’omicidio stradale. La nuova norma prevede che vengano puniti, per dolo e per colpa, i guidatori che, in stato di ebbrezza o per aver assunto droghei, guidano un’autovettura da inconscienti trasformando la strada in una pericolosa e mortale pista di corsa.
Le novità principali della nuova legge sono essenzialmente l’introduzione dei due nuovi reati di omicidio stradale e di lesioni personali stradali. In buona sostanza  la vecchia legge è stata modificata ed è stata portata agli standard europei : per chi si mette alla guida in stato di ebbrezza o dopo di avere assunto stupefacenti e causa la morte di qualcuno la pena della reclusione va da cinque a dodici anni. Se l’investitore si mostra lucido e sobrio, ma la sua velocità di guida è il doppio del consentito, la pena va da 4 ad 8 anni. In caso di omicidio multiplo, la pena può essere triplicata, ma non superiore a 18 anni. E ‘ invece punito con la reclusione da 6 mesi a 2 anni chi, guidando non sobrio o non lucido, procura lesioni. Nel caso di lesioni le pene aumentano se chi guida è ubriaco o drogato  e nel caso di condanna o di patteggiamento ( anche se si ottiene la sospensione condizionale della pena sotto le comminatorie di legge ) viene revocata automaticamente la patente di guida ed una nuova patente potrà essere conseguita solo dopo 15 anni ( ci riferiamo al caso in cui vi è stato un omicidio stradale) o 5 anni ( nel caso di lesioni). Però,  nei casi particolarmente gravi, come ad esempio nel caso  di fuga da parte del conducente investitore,  una nuova patente di guida potrà essere conseguita soltanto dopo 30 anni dalla revoca.      
Ma inasprire la norma e creare una nuova novella per arginare il fenomeno, basta ? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Molto onestamente riteniamo che accanto alla norma serva un processo di sensibilizzazione verso la popolazione, soprattutto quella fetta di popolazione più giovane; dunque sensibilizzazione accompagnata da una adeguata informazione. Sono necessari dibattiti, maggiori informazioni attraverso i mass media, una campagna d’informazione, insomma,  della nuova legge,  di recente entrata in vigore.  in tale quadro è necessario che venga compreso da parte di tutti, e non solo degli addetti ai lavori, che c’è stato un epocale cambio di rotta normativo e quindi giudiziario e che, da oggi in poi, i pirati della strada non godono di alcuna clemenza in quanto vi è stato  un mutamento di registro verso chi coscientemente e consapevolmente si mette alla guida in condizioni fisiche “scellerate” e non è “compos sui”, trovando  dinanzi a sé una barriera di diritto con cui si deve scontrare e duramente.
Avv. Raffaele Gaetano Crisileo