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Ho letto ed apprezzato la dichiarazione di un collega, l’ avv. Nicola Garofalo, che ha
avuto il coraggio di dimettersi dalla carica di Presidente della Commissione
per la tutela dei diritti dei detenuti che ricopriva in seno alla Camera Penale,
presso il Tribunale di Santa Maria Capua
Vetere, e veramente sento, in modo
pubblico, di condividerne il contenuto perché non ritengo possibile
che, dopo oltre duecento anni di storia forense e giudiziaria, Il Tribunale di
Santa Maria Capua Vetere – pensate istituito nel 1808 in quella che, all’epoca,
si chiamava provincia di Terra di Lavoro ed il
cui capoluogo era proprio Santa Maria Capua Vetere - possa chiudere oggi
definitivamente le sue porte nella
nostra Città e che venga dislocato altrove, addirittura in altra città della provincia
di Caserta che non ha una storia così ricca di memoria grata come la nostra
alle spalle. Si adducono, a sostegno di un possibile (e forse imminente!?) trasferimento
degli Uffici Giudiziari sammaritani,
ragioni di carattere strutturale del nostro nuovo Palazzo di Giustizia in quanto l’edificio che ospita il Tribunale e
gli Uffici Giudiziari sammaritani, costruito negli anni ottanta, non sarebbe
più (per così dire, come si legge dai giornali ) sicuro perché non conforme
alla normativa antisismica; legge, quest’ultima, peraltro, successiva alla
costruzione dell’edificio. Ed allora perché non adeguare, ci chiediamo, davvero
sorpresi, con lavori statici ad hoc, la struttura giudiziaria esistente
piuttosto che pensare di dismetterla? Non sarebbero meno costosi la realizzazione
di lavori di opportuno risanamento ed
adeguamento sismico piuttosto che uno spostamento in toto ed altrove del nostro
Palazzo di Giustizia ? Noi riteniamo, e lo diciamo senza polemiche, ma con
grande onestà e lealtà, che sia compito dell’avvocatura sammaritana, in primis,
composta da maestri del diritto, di difendere l’enorme patrimonio di memoria
grata custodito nella nostra Città di Santa Maria C.Vetere. Noi riteniamo che l’avvocatura sammaritana, innanzitutto,
debba superare le inutili divisioni e spaccature interne che non portano da nessuna parte, per
far corpo unico, per essere una sola voce, che si va ad unire alle varie altre e
tanti voci che la pensano allo stesso modo
per impedire che questo processo di
trasferimento del Palazzo di Giustizia dalla nostra Città sammaritana diventi
realtà; cosa che oramai è alle porte. E l’ avvocatura sammaritana deve farlo subito
partendo dai due Organismi primari che rappresentano noi avvocati di questo
Foro, perché chi è seduto in quel Consiglio o in quella Camera non ha avuto la
“carica che ricopre” per ispirazione profetica o messianica, ma solo per il consenso
e la fiducia avuta da noi colleghi ( attraverso la
manifestazione del nostro voto ) e se essi non riescono
a trovare l’unione ed a superare le divisioni interne, per affrontare un
problema serio, come quello che abbiamo di fronte, soprattutto in questo
momento di assoluta criticità, devono avere il coraggio di dimettersi in massa,
almeno per dire quando accadrà l’irreparabile “ io ho avuto il coraggio di non esserci” . Ma
noi siano persone che la pensano in modo
positivo ( guai se non fosse così ) per cui ci auguriamo che, nei prossimi giorni, vengano superate le sterili diatribe e, al contempo, si
possa concertare un serio tavolo tecnico per iniziative forti, serie e concrete
finalizzate ad impedire che Santa Maria Capua Vetere possa perdere un pezzo
della sua storia che conta oltre duecento anni di battaglie giudiziarie e di
vicende umane che sono passate prima per il vecchio Palazzo di Giustizia, il
Palazzo Melzi ( oggi sede del Dipartimento di Giurisprudenza della Seconda
Università ) e, poi, per il nuovo ed
attuale Palazzo di Giustizia di Piazza della Resistenza. Se ciò non dovesse
accadere, chiamateci illusi e romantici, ma la storia non la si può cancellare
con un trasferimento degli Uffici Giudiziari ”.
Avv. Raffaele Gaetano
Crisileo