martedì 13 ottobre 2020

Un nuovo reato per chi introduce un cellulare in carcere e per chi lo possiede

 

Un nuovo reato - l’ha creato qualche giorno fa il nostro Governo su proposta del Ministro della Giustizia - per punire chi introduce un cellulare in carcere e anche per chi lo detiene.

Severa, la nuova pena : da uno a quattro anni di carcere.

Prima non esisteva il reato, né la pena.

Era previsto soltanto un illecito disciplinare sanzionato all’interno dell’istituto.

 

Per la cronaca - come scrive la nota giornalista Liana Milella su la Repubblica - “… nei primi nove mesi di quest’anno, nelle nostre galere, sono stati scoperti 1.761 cellulari, confusi nel cibo, sistemati negli indumenti intimi, ingoiati, nascosti nel corpo, inseriti dentro un pallone per poi essere lanciati, trasportati da un drone, collocati nel fondo delle pentole. Nel 2019 ne avevano trovati 1.204  e 394 l’anno prima. Segno evidente di un’esplosione che giustifica sicuramente un nuovo reato accompagnato da un’altra misura molto dura per chi è al 41 bis. Chi agevola quel detenuto, nelle comunicazioni con l’esterno, vedrà la sua pena fissata da 2 a 6 anni, mentre oggi era da 1 a 4 anni. Se, poi, il reato è commesso da un pubblico ufficiale, o da un incaricato di pubblico servizio o da chi fa l’avvocato, la pena sarà da 3 a 7 anni, rispetto ai 2 - 5 anni di oggi. 

Ma torniamo agli episodi - continua la giornalista Liana Milella - che documentano come vengono introdotti i cellulari in carcere inventando le più incredibili strade. La giornalista Fiorenza Elisabetta Aini poi documenta più di una dozzina di episodi realmente accaduti : il 3 settembre un pallone con all’interno 16 telefonini è stato trovato all’esterno del muro perimetrale del carcere di Avellino. Il 25 settembre, a Roma-Rebibbia, gli agenti scoprono due micro-telefoni e un carica batteria nascosti dentro tre pezzi di formaggio. A giugno quattro minicellulari nascosti dentro due salami. Scrive la giornalista su Gnewsonline: “…… A Secondigliano, durante il lockdown, un drone si è schiantato contro uno dei muri del carcere mentre cercava di recapitare due piccoli involucri contenenti smart-phone, microcellulari, con batterie, sim card e kit completo di alimentazione”. Ma non basta perché “….. sempre nel penitenziario campano, un drone è stato intercettato dagli agenti e dentro sono stati trovati dieci telefonini cellulari, otto carica batteria e dieci schede telefoniche”. 

Nel carcere di Carinola dei detenuti ad agosto lanciavano pietre di calcestruzzo dentro al penitenziario, nelle quali erano chiusi in sacchetti di plastica 20 smart-phone. Sempre a Carinola, “un sacerdote - che doveva celebrare la Messa domenicale nel penitenziario - è stato trovato con 9 cellulari nascosti nelle buste di sigarette e tabacco che aveva intenzione di portare ai detenuti, con tanto di carica batteria e cavetti Usb”. E poi con una pentola, nel cui fondo ad Avellino erano nascosti 19 microcellulari, 4 smart-phone e 2 telefoni satellitari. Non mancano neppure quelli che Gnewsonline chiama “sistemi tradizionali”, cellulari ingoiati, come l’8 maggio nel carcere di Pagliarelli a Palermo. O quattro telefoni nascosti nello stomaco come nel 2019. O giusto qualche giorno fa, in Sicilia, il detenuto che durante il trasferimento da un carcere a un altro nasconde nel retto “un microtelefono, tre micro sim e un carica batterie”. 

Una rassegna incredibile che porta la giornalista Liana Milella de La Repubblica a chiedersi : come è possibile che finora tutto questo sia stato punito solo con un illecito disciplinare all’interno del carcere ?