Mi sono deciso a raccogliere, in questo libro, dopo anni di
esercizio della professione di avvocato penalista, alcune mie arringhe, così si
chiamavano un tempo, quando iniziai l’attività
forense.
Nel mio libro “ Sulla scena del delitto. Arringhe e ricordi “ che verrà
presentato il 3 aprile prossimo, ho
trattato quattro celebri casi di
omicidio, in cui sono ho svolto la funzione di difensore ed ho riportato le
arringhe tenute in quei processi pubblici e che sono state trascritte e
registrate dai miei collaboratori, nel mentre le pronunziavo dinanzi alle Corti
di Assise.
Per renderle comprensibili anche ai non addetti ai lavori, al pubblico
in genere che deciderà di trascorrere del tempo in compagnia del mio scritto,
ho cercato di semplificarle al massimo, con particolare riguardo agli argomenti
specificamente giuridici.
Questo al fine di far cogliere la profonda differenza tra i diversi tipi di processo che
esistono nel nostro Paese.
Il tutto senza avere la pretesa di fornire uno strumento per impostare
e recitare un’ arringa o per articolare una discussione, ma con il mio unico
scopo di trasmettere il mio metodo, nella ferma convinzione che verità e dubbio
sono due elementi contrastanti ed il processo penale deve assolvere ad una
funzione importante, quella di non lasciare spazio alle ombre e non far entrare
la suggestione nell’aula di giustizia.
In questo contesto, ho
voluto solo comunicare al lettore una “chiave” mia, del tutto
personale, del come, a me, piace affrontare un processo; di come io lo analizzo.
Questo perché è proprio nei
dettagli, nelle pieghe dei fogli del fascicolo processuale, una volta compreso
a fondo il “nocciolo della tematica “,
nella quale ci si innesta, che,
secondo me, vi può essere, la soluzione del caso, fermo restando che la nostra professione
di avvocato ha come caratteristica peculiare l’arte di insinuare il dubbio nel
Giudice chiamato a giudicare.
Secondo me, il vero avvocato è quello che riesce ad insinuare, meglio
degli altri, nel Giudice, appunto il dubbio.
E non bisogna mai dimenticare che la psicologia e la psichiatria, in un
processo penale, giocano il loro ruolo,
nello stesso tempo, importante e determinante:.
Ciò in quanto la credibilità di un teste entra in contatto con quelle
che si chiamano percezioni individuali che hanno un’importanza vitale.
Quindi, un vero avvocato, deve
essere anche un buono psicologo ed un vero psichiatra, nel senso che deve
riuscire a leggere oltre le parole, oltre le frasi, oltre i silenzi.
In buona sostanza deve riuscire a capire il profilo dei protagonisti
della vicenda per impostare una corretta ed utile strategia interattiva con loro.
Ed allora, ho voluto riportare,
quattro celebri casi giudiziari, pubblicamente trattati in un’aula di
giustizia, arrivati alla ribalta della cronaca nazionale, in un libro gremito
di personaggi fisicamente vissuti, coinvolti in tristi vicende della vita e
finiti ad essere parti in un processo.
Ciò anche per dimostrare che il processo penale è indubbiamente un
dramma ed una partita insieme, in cui l’arringa è il momento finale, prima che
viene letta in aula la sentenza, in cui si scatenano le passioni e le emozioni
dell’avvocato, nella eloquenza, nella persuasione e nella comunicazione e la parte che rappresenta non attende altro
che quel momento.
E questo, nelle Corti di Assise e nei processi di omicidi, avviene
meglio che altrove.
Infine giunge il momento del silenzio, quello dell’attesa della
sentenza; la sentenza che appartiene
solo al Giudice.
Così si conclude la partita – dramma in cui vi sono né vincitori né
vinti, ma vi è solo il trionfo della Giustizia e della Verità, almeno di quella
processuale.
AVV. RAFFAELE GAETANO CRISILEO