martedì 8 aprile 2014

L’ORATORIA FORENSE : RELAZIONE ED OSSERVAZIONI.

SINTESI DELLA RELAZIONE,  TENUTA IL 3 APRILE 2014,  DALL’ AVV. CRISILEO,  PRESSO IL TEATRO GARIBALDI DI SANTA MARIA CAPUA VETERE (CASERTA)  IN OCCASIONE DEL SEMINARIO DI STUDI:  “ ELOQUENZA, PERSUASIONE E COMUNICAZIONE “ E DELLA PRESENTAZIONE DEL SUO LIBRO “ SULLA SCENA DEL DELITTO. ARRINGHE E RICORDI”.


Nel raccogliere l’invito per parlare di oratoria forense, cercherò di portarvi all’interno di una sofferenza, che è quella di tutti gli avvocati penalisti che, secondo me, sono dei veri psichiatri e psicologi. Dico questo perché il penalista è una persona che lavora con la propria mente e sulla mente del proprio interlocutore. Allora  vorrei cercare di capire come è possibile con la propria mente, capire la mente dell’altro. Ciò, non attraverso formule magiche, ma attraverso moduli quali  l’eloquenza (l’arte oratoria di un tempo, apportatrice di  intelligenza emotiva. rivista in chiave moderna e tecnica);  la persuasione e, da ultimo, la comunicazione cioè  il saper parlare in pubblico. Sono questi i tre temi del seminario di studio di oggi ed i tre sostantivi che il penalista deve sempre declinare nel corso della sua attività professionale. Il processo penale, da duemila anni, è caratterizzato da oralità, immediatezza e pubblicità e presenta tante variabili che richiedono decisioni immediate. Quindi la improvvisazione è una prerogativa del penalista che deve essere portatore di un forte convincimento delle sue tesi. Per esercitare bene la sua professione, egli deve possedere innanzitutto l’eloquenza, poi la padronanza di sé e una buona preparazione in materia. In buona sostanza gli avvocati  penalisti devono essere capaci di persuadere;  di stare in silenzio e di ascoltare. Questi principi di un tempo  sono validi anche oggi, perché il difensore è sempre lo stesso; il suo scopo è sempre il persuadere; il luogo è sempre il Tribunale;  lo strumento è sempre la parola. Quello che è cambiato, invece, sono i clienti che, grazie ad internet, sono diventati più acculturati. Oggi chi si rivolge ad un avvocato non solo cerca conoscenze legali, ma anche empatia e capacità di comunicare. In tema di comunicazione dobbiamo subito evidenziare che l’avvocatura penale necessita di una maggiore padronanza della comunicazione perché l’avvocato penale deve sostenere le ragioni della causa che patrocina,  con un discorso capace di persuadere il giudice. Ed allora, prima di tutto, gli avvocati si formano con l’eloquenza, perché solo l’arte oratoria può dare loro una adeguata proprietà di linguaggio. Quindi l’oratoria è utile,  non solo per i giudizi e per i processi, ma anche nelle relazioni interpersonali professionali, quando  si devono acquisire nuovi clienti,  perché apporta forza e sicurezza all’avvocato. Da una recente inchiesta è risultato che quasi il 90 % di persone, possibili clienti, considera, come primario criterio di scelta di un avvocato, il come il professionista si esprime. E che come si definisce e che ruolo ha la persuasione? Secondo Perloff, la persuasione : ” è un processo simbolico,  in cui i comunicatori cercano di convincere altre persone a cambiare i loro atteggiamenti,  in vista di un problema, attraverso la trasmissione di un messaggio, in un clima di libera scelta”. In quest’ottica, la persuasione è fatta non solo di parole ma anche di  immagini ecc... Per noi avvocati, la persuasione è l’obiettivo della nostra professione; quando essa si verifica, è un miracolo, che ci gratifica.  Rispetto al passato, si applica in modo diverso perché   viaggia in maniera più rapida e sottile. Non vi è dubbio che essere dei buoni persuasori è un arte. Non c'è un  metodo o una lingua già fatti da altri. Ognuno deve creare da sé  il metodo e la strada. La persuasione appartiene al mondo intellettuale, ma anche a quello  emotivo,  perché “ il cuore conosce le ragioni, che la ragione non conosce”, diceva un antico filosofo. Ogni argomentazione deve avere una forma di “simpatia” tra chi espone una tesi e chi la riceve. Quante emozioni vivono nell’animo di un  Giudice che possono facilitare o impedire la persuasione, ma la vera ragione del successo dell’avvocato penalista è l’eloquenza. Egli deve essere sensibile, attento,  con le  antenne dell’atmosfera dell’aula sempre alzate  sia che abbia scelto di difendersi provando sia che abbia scelto di difendersi, resistendo. Secondo Goleman : ” il successo dipende dall’intelligenza emotiva e non solo dagli studi accademici“. E’ vero ! Questa regola appartiene, in modo particolare,  al mondo dei penalisti. Un avvocato, il quale sa tutte le leggi, se non è in grado di comunicare con efficacia, è di certo limitato. L’avvocato penalista non solo deve essere in grado di ricondurre un fatto ad una norma giuridica, ma deve aggiornarsi, frequentare corsi,  mettersi in discussione a qualsiasi età. Insomma il penalista deve essere una persona convinta che non si finisca mai di imparare e che deve essere consapevole dei propri limiti. Una comunicazione verbale efficace  è un sicuro volano, per l’avvocato, per contrastare la tesi della Pubblica Accusa.  In definitiva la comunicazione verbale ha un  potere strabiliante; bisogna saperla usare, con criterio e metodo,  perché ci aiuta a raggiungere gli obiettivi, attraverso l’argomentazione e  la persuasione. Ed allora se è vero che l’energia vitale viene trasmessa attraverso il linguaggio, la gestualità, il tono della voce, lo sguardo, noi  penalisti dobbiamo tener ben presente questi elementi soprattutto quando teniamo  una discussione in un processo dove ci sono due momenti fondamentali : l’argomentare e l’intèlligere, cioè capire il punto decisivo della causa. Infatti, in tutte le cause vi è una questione decisiva che è il bersaglio cui  mirare. Individuato il  nodo della causa bisogna sviluppare gli argomenti e le ragioni da portare a sostegno della propria tesi, vincendo la cd. prova di resistenza. Dunque il vero strumento per difendere è l’argomentazione; è il ragionamento logico, attraverso l’analisi dei dati (le prove)  emersi nel processo. Solo, così, avviene il miracolo della persuasione. Ma l’argomentazione richiede soprattutto una conoscenza che si acquisisce attraverso lo studio di tutte le vicende, anche le più marginali, che possono aiutarci a ricostruire un fatto umano. Poi è necessaria anche una conoscenza giuridica. E non solo,  perché  se si parla, diceva Von Goethe, senza una profonda partecipazione d’amore, quel che si dice, non merita di essere riferito. Quindi la discussione, in un processo,  deve essere fatta, da un lato con partecipazione ed amore e, da un altro lato,  rispettando i principi (ciceroniani)  della limpidezza nell’esposizione, per illuminare gli ascoltatori, del vigore nell’eloquio,  per muovere la loro affettività. Sarai un oratore mediocre – diceva  Fenelon -  se non ti farai pervadere dai sentimenti che vorrai descrivere. E,  per gettarsi nell’avventura della parola  - scriveva  Padre Thaellier de Poncheville – bisogna dimenticarsi che si sta parlando e, addirittura, dimenticare chi si è. E, poi, l’argomento dell’avvocato richiede un lavoro di “inventio”, cioè devono essere esposte le giustificazioni delle tesi prospettate,   in modo  che, alla fine, il Giudice abbia recepito la nostra idea. L’idea di cui parliamo,  è quella che, nel gergo forense, definiamo “ il colpo d’ala” che, a volte, riesce a risolvere una causa,  perché “ il colpo d’ala “ prima colpisce il cuore e, poi,  arriva al cervello del Giudice. In buona sostanza la comunicazione c’è soltanto quando l’avvocato riesce a tenere sveglia l’attenzione per tutta la discussione. Infatti Jean Guitton diceva : “ L’eloquenza consiste nel dire qualcosa a qualcuno …  non è un buon oratore chi non ha idee, ma solo parole”. In definitiva, il nostro pensiero è che il  discorso trasporta un messaggio che l’oratore deve esprimere con chiarezza, con concretezza, con convinzione, con eleganza e con tecnicismo. Per questo l’eloquenza è stata definita l’arte di dare efficacia alla verità. Quindi se mancano questi presupposti, allora non siamo capaci di comunicare veramente.  Nel tempo, l’arringa ha cambiato nome e contenuto; si chiama discussione ed è essenzialmente tecnica perché deve incentrarsi sulla valutazione della prova ed è un’ esposizione diversa da quella degli avvocati di un tempo, che iniziavano con l’ ”esordio” e chiudevano con una “perorazione”. In sintesi, oggi parliamo di una discussione asciutta che deve armonizzare eleganza, tecnica e comunicazione, nell’interpretare il fatto e nel ricondurlo ad un’ipotesi giuridica.