SINTESI DELLA
RELAZIONE, TENUTA IL 3 APRILE 2014, DALL’ AVV. CRISILEO, PRESSO IL TEATRO GARIBALDI DI SANTA MARIA CAPUA
VETERE (CASERTA) IN OCCASIONE DEL
SEMINARIO DI STUDI: “ ELOQUENZA,
PERSUASIONE E COMUNICAZIONE “ E DELLA PRESENTAZIONE DEL SUO LIBRO “ SULLA SCENA
DEL DELITTO. ARRINGHE E RICORDI”.
Nel raccogliere l’invito per
parlare di oratoria forense, cercherò di portarvi all’interno di una sofferenza, che
è quella di tutti gli avvocati penalisti che, secondo me, sono dei veri psichiatri
e psicologi. Dico questo perché il penalista è una persona che lavora con la propria
mente e sulla mente del proprio interlocutore. Allora vorrei cercare di capire come è possibile con
la propria mente, capire la mente dell’altro. Ciò, non attraverso formule magiche,
ma attraverso moduli quali l’eloquenza
(l’arte oratoria di un tempo, apportatrice di intelligenza emotiva. rivista
in chiave moderna e tecnica); la
persuasione e, da ultimo, la comunicazione cioè il saper parlare in pubblico. Sono questi i tre
temi del seminario di studio di oggi ed i tre sostantivi che il penalista deve sempre
declinare nel corso della sua attività professionale. Il processo penale, da
duemila anni, è caratterizzato da oralità, immediatezza e pubblicità e presenta
tante variabili che richiedono decisioni immediate. Quindi la improvvisazione è
una prerogativa del penalista che deve essere portatore di un forte
convincimento delle sue tesi. Per esercitare bene la sua professione, egli deve
possedere innanzitutto l’eloquenza, poi la padronanza di sé e una buona preparazione
in materia. In buona sostanza gli avvocati penalisti
devono
essere capaci di persuadere; di stare in
silenzio e di ascoltare. Questi principi di un tempo sono validi anche oggi, perché il difensore è
sempre lo stesso; il suo scopo è sempre il persuadere; il luogo è sempre il Tribunale;
lo strumento è sempre la parola. Quello
che è cambiato, invece, sono i clienti che, grazie ad internet, sono diventati più
acculturati. Oggi chi si rivolge ad un avvocato non solo cerca conoscenze
legali, ma anche empatia e capacità di comunicare. In tema di comunicazione dobbiamo
subito evidenziare che l’avvocatura penale necessita di una maggiore padronanza
della comunicazione perché l’avvocato penale deve sostenere le ragioni della
causa che patrocina, con un discorso capace di persuadere il
giudice. Ed allora, prima di tutto, gli avvocati si formano con l’eloquenza,
perché solo l’arte oratoria può dare loro una adeguata proprietà di linguaggio.
Quindi l’oratoria è utile, non solo per
i giudizi e per i processi, ma anche nelle relazioni interpersonali
professionali, quando si devono
acquisire nuovi clienti, perché apporta
forza e sicurezza all’avvocato. Da una recente inchiesta è risultato che quasi
il 90 % di persone, possibili clienti, considera, come primario criterio di
scelta di un avvocato, il come il professionista si esprime. E che come si
definisce e che ruolo ha la persuasione? Secondo Perloff, la persuasione : ” è un processo simbolico, in cui i comunicatori cercano di convincere
altre persone a cambiare i loro atteggiamenti,
in vista di un problema, attraverso la trasmissione di un messaggio, in
un clima di libera scelta”. In quest’ottica, la persuasione è fatta non
solo di parole ma anche di immagini
ecc... Per noi avvocati, la persuasione
è l’obiettivo della nostra professione; quando essa si verifica, è un miracolo,
che ci gratifica. Rispetto al
passato, si applica in modo diverso perché viaggia in maniera più rapida e sottile. Non
vi è dubbio che essere dei buoni persuasori è un arte. Non c'è un metodo o una lingua già fatti da altri. Ognuno
deve creare da sé il metodo e la strada.
La
persuasione appartiene al mondo intellettuale, ma anche a quello emotivo, perché “ il cuore conosce le ragioni, che la
ragione non conosce”, diceva un antico filosofo. Ogni argomentazione deve avere
una forma di “simpatia” tra chi espone una tesi e chi la riceve. Quante
emozioni vivono nell’animo di un Giudice
che possono facilitare o impedire la persuasione, ma la vera ragione del
successo dell’avvocato penalista è l’eloquenza. Egli deve essere
sensibile, attento, con le antenne dell’atmosfera dell’aula sempre alzate
sia che abbia scelto di difendersi
provando sia che abbia scelto di difendersi, resistendo. Secondo Goleman : ” il successo dipende dall’intelligenza
emotiva e non solo dagli studi accademici“. E’ vero ! Questa regola appartiene,
in modo particolare, al mondo dei penalisti.
Un avvocato, il quale sa tutte le leggi, se non è in grado di comunicare con
efficacia, è di certo limitato. L’avvocato penalista non solo deve essere in
grado di ricondurre un fatto ad una norma giuridica, ma deve aggiornarsi,
frequentare corsi, mettersi in
discussione a qualsiasi età. Insomma il penalista deve essere una persona
convinta che non si finisca mai di imparare e che deve essere consapevole dei propri
limiti. Una comunicazione verbale efficace è un sicuro volano, per l’avvocato, per contrastare
la tesi della Pubblica Accusa. In
definitiva la comunicazione verbale ha un potere strabiliante; bisogna
saperla usare, con criterio e metodo, perché
ci aiuta a raggiungere gli obiettivi, attraverso l’argomentazione e la persuasione. Ed allora se è vero che
l’energia vitale viene trasmessa attraverso il linguaggio, la gestualità, il
tono della voce, lo sguardo, noi
penalisti dobbiamo tener ben presente questi elementi soprattutto quando
teniamo una discussione in un processo
dove ci sono due momenti fondamentali : l’argomentare e l’intèlligere, cioè
capire il punto decisivo della causa. Infatti, in tutte le cause vi è una
questione decisiva che è il bersaglio cui
mirare. Individuato il nodo della
causa bisogna sviluppare gli argomenti e le ragioni da portare a sostegno della
propria tesi, vincendo la cd. prova di resistenza. Dunque il vero strumento per
difendere è l’argomentazione; è il ragionamento logico, attraverso l’analisi
dei dati (le prove) emersi nel processo.
Solo, così, avviene il miracolo della persuasione. Ma l’argomentazione richiede
soprattutto una conoscenza che si acquisisce attraverso lo studio di tutte le
vicende, anche le più marginali, che possono aiutarci a ricostruire un fatto
umano. Poi è necessaria anche una conoscenza giuridica. E non solo, perché
se si parla, diceva Von Goethe, senza una profonda partecipazione
d’amore, quel che si dice, non merita di essere riferito. Quindi la discussione, in
un processo, deve essere fatta, da un
lato con partecipazione ed amore e, da un altro lato, rispettando i principi (ciceroniani) della limpidezza nell’esposizione, per
illuminare gli ascoltatori, del vigore nell’eloquio, per muovere la loro affettività. Sarai un oratore mediocre – diceva Fenelon - se non ti farai pervadere dai sentimenti che
vorrai descrivere. E, per gettarsi nell’avventura della parola - scriveva Padre Thaellier de Poncheville – bisogna dimenticarsi che si sta parlando
e, addirittura, dimenticare chi si è. E, poi, l’argomento dell’avvocato
richiede un lavoro di “inventio”, cioè devono essere esposte le giustificazioni
delle tesi prospettate, in modo
che, alla fine, il Giudice abbia recepito la nostra idea. L’idea di cui
parliamo, è quella che, nel gergo
forense, definiamo “ il colpo d’ala” che, a volte, riesce a risolvere una causa,
perché “ il colpo d’ala “ prima colpisce
il cuore e, poi, arriva al cervello del
Giudice. In buona sostanza la comunicazione c’è soltanto quando l’avvocato riesce
a tenere sveglia l’attenzione per tutta la discussione. Infatti Jean Guitton diceva
: “ L’eloquenza consiste nel dire
qualcosa a qualcuno … non è un buon
oratore chi non ha idee, ma solo parole”. In definitiva, il nostro pensiero
è che il discorso trasporta un messaggio
che l’oratore deve esprimere con chiarezza, con concretezza, con convinzione,
con eleganza e con tecnicismo. Per questo l’eloquenza è stata definita l’arte
di dare efficacia alla verità. Quindi se mancano questi presupposti, allora non
siamo capaci di comunicare veramente.
Nel tempo, l’arringa ha cambiato nome e contenuto; si chiama discussione
ed è essenzialmente tecnica perché deve incentrarsi sulla valutazione della
prova ed è un’ esposizione diversa da quella degli avvocati di un tempo, che
iniziavano con l’ ”esordio” e chiudevano con una “perorazione”. In sintesi, oggi
parliamo di una discussione asciutta che deve armonizzare eleganza, tecnica e
comunicazione, nell’interpretare il fatto e nel ricondurlo ad un’ipotesi
giuridica.